domenica 27 gennaio 2019

Le ricerche e le conquiste di Giobbe nella vita gli consentono di affrontare serenamente la morte

Le ricerche e le conquiste di Giobbe nella vita gli consentono di affrontare serenamente la morte

Nelle Scritture si dice di Giobbe: “Poi Giobbe morì vecchio e sazio di giorni” (Giobbe 42:17). Ciò significa che quando morì, non aveva alcun rimpianto e non provò alcun dolore, bensì abbandonò questo mondo con naturalezza. Come tutti sanno, era un uomo che, in vita, temeva Dio e fuggiva il male; Dio elogiava le sue azioni giuste, le persone le ricordavano e la sua vita, più di quella di chiunque altro, ebbe valore e significato. Giobbe ricevette le benedizioni di Dio, fu chiamato giusto da Lui sulla terra e fu anche messo alla prova da Dio e tentato da Satana; rese testimonianza a Dio e meritò di essere definito un uomo giusto. Nei diversi decenni dopo che Egli l’aveva messo alla prova, visse una vita ancora più preziosa, più significativa, più solida e più tranquilla di prima. Per via delle sue azioni giuste, Dio lo mise alla prova; per via delle sue azioni giuste, gli apparve e gli parlò direttamente. Così, negli anni dopo essere stato messo alla prova, Giobbe comprese e apprezzò il valore dell’esistenza in modo più concreto, raggiunse una comprensione più profonda della sovranità del Creatore e ottenne una conoscenza più precisa e più certa di come Egli dia e tolga le Sue benedizioni. La Bibbia documenta che Jahvè Dio concesse a Giobbe ancora più benedizioni di quanto avesse fatto in passato, mettendolo in una posizione ancora migliore per conoscere la sovranità del Creatore e per affrontare serenamente la morte. Così Giobbe, quando invecchiò e affrontò la morte, certamente non si preoccupò delle sue proprietà. Non aveva alcuna preoccupazione, nulla di cui pentirsi e, naturalmente, non aveva paura della morte; infatti passò tutta la vita temendo Dio e fuggendo il male, e non aveva motivo di angosciarsi per la propria fine. Quante persone oggi potrebbero agire in tutti i modi in cui agì Giobbe quando affrontò la morte? Perché nessuno è in grado di mantenere un comportamento esteriore così semplice? C’è soltanto un motivo: egli visse la vita nella ricerca soggettiva della fede, del riconoscimento e della sottomissione alla sovranità di Dio, e fu con questa fede, con questo riconoscimento e con questa sottomissione che superò i momenti importanti dell’esistenza, che visse i suoi ultimi anni e accolse l’ultimo momento decisivo della vita. A prescindere da ciò che sperimentò, le sue ricerche e i suoi obiettivi esistenziali furono felici, non dolorosi. Era felice non solo per le benedizioni o gli elogi concessi dal Creatore, ma soprattutto per le proprie ricerche e i propri obiettivi di vita, per la conoscenza graduale e la comprensione vera della sovranità del Creatore che raggiunse temendo Dio e fuggendo il male, e inoltre per le Sue azioni meravigliose, che sperimentò personalmente mentre era soggetto alla sovranità del Creatore, e per le esperienze e i ricordi calorosi e indimenticabili della coesistenza, della conoscenza e della comprensione reciproca tra l’uomo e Dio; per il conforto e la felicità che gli derivavano dal conoscere la volontà del Creatore; per la riverenza che scaturì dopo che ebbe visto quanto Egli fosse grande, meraviglioso, amorevole e fedele. La ragione per cui Giobbe riuscì ad affrontare la morte senza alcuna sofferenza era la consapevolezza che, morendo, sarebbe tornato accanto al Creatore. Furono le sue ricerche e le sue conquiste esistenziali a permettergli di affrontare la morte, la prospettiva che il Creatore si sarebbe ripreso la sua vita, con un cuore calmo e sereno e, inoltre, di ergersi dinanzi a Lui immacolato e libero dalle preoccupazioni. Al giorno d’oggi, le persone possono conquistare il genere di felicità che possedeva Giobbe? Siete nella posizione di farlo? Dato che la risposta è sì, perché oggi gli uomini non sono in grado di vivere felicemente, come fece Giobbe? Perché non sono in grado di sfuggire alla sofferenza derivante dal timore della morte? Quando alcune persone affrontano la morte, se la fanno sotto per la paura; altre tremano, svengono, si scagliano contro il Cielo e contro l’uomo, addirittura gemono e piangono. Queste non sono affatto le reazioni improvvise che si verificano quando la morte si avvicina. Gli uomini si comportano in questi modi imbarazzanti principalmente perché, nel profondo del cuore, temono la morte, perché non hanno una conoscenza chiara e un apprezzamento della sovranità di Dio e delle Sue disposizioni, né tantomeno vi si sottomettono; perché vogliono soltanto organizzare e governare ogni cosa da soli, controllare il proprio destino, la propria vita e la propria morte. Non c’è da stupirsi, dunque, che non riescano mai a sfuggire al timore della dipartita.
Solo accettando la sovranità del Creatore si può tornare al Suo fianco
Quando una persona non ha una conoscenza e un’esperienza chiare della sovranità di Dio e delle Sue disposizioni, la sua conoscenza del destino e della morte sarà, per forza di cose, incoerente. Gli uomini non riescono a vedere chiaramente che tutto ciò è nelle mani di Dio, non si rendono conto che Egli ha il controllo e la sovranità su di loro, non riconoscono che l’uomo non può liberarsi di tale sovranità o sfuggirle; così, quando affrontano la morte, non c’è fine alle loro ultime parole, alle loro preoccupazioni e ai loro rimpianti. Sono oppressi da una grande zavorra, riluttanza e confusione, e tutto ciò li induce a temere la morte. Per qualunque persona nata in questo mondo, la nascita è necessaria e la morte inevitabile, e nessuno può trascendere questo andamento delle cose. Se si desidera abbandonare questo mondo senza dolore, se si vuole essere in grado di affrontare l’ultimo momento decisivo della vita senza alcuna riluttanza o preoccupazione, l’unico modo è non lasciare rimpianti. L’unica maniera per andarsene senza rimpianti è conoscere la sovranità del Creatore, la Sua autorità, e sottomettersi a esse. Soltanto in questo modo si può stare lontani dai conflitti umani, dal male, dalla schiavitù di Satana; soltanto in questo modo si può vivere una vita come quella di Giobbe, guidata e benedetta dal Creatore, una vita libera ed emancipata, piena di valore e di significato, onesta e sincera; soltanto in questo modo ci si può sottomettere, come Giobbe, alle prove e alle privazioni da parte del Creatore, alle sue orchestrazioni e disposizioni; soltanto in questo modo si può adorare il Creatore per tutta la vita e ottenere la Sua lode, come fece Giobbe, udire la Sua voce, vederLo apparire; soltanto in questo modo si può vivere e morire felicemente, come Giobbe, senza dolore, senza preoccupazioni, senza rimpianti; soltanto in questo modo si può vivere nella luce, come Giobbe, superare ogni momento decisivo della vita nella luce, completare tranquillamente il proprio viaggio nella luce, compiere efficacemente la propria missione – sperimentare, apprendere e arrivare a conoscere la sovranità del Creatore come esseri creati – e morire nella luce e, dopo, stare per sempre al Suo fianco come esseri umani creati, elogiati da Lui.

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