lunedì 7 gennaio 2019

Sono decisa a seguire il Signore fino alla fine

Sono decisa a seguire il Signore fino alla fine


Nella primavera del 1999, trovai la fede nel Signore Gesù per via della disarmonia nella mia famiglia. Da allora, ho ricevuto molta grazia e ho trovato la pace nel mio cuore. Tutto questo mi ha convinto sempre di più che il Signore Gesù è il Dio vero. Così cominciai a predicare il Vangelo, e molto presto più di venti persone si rivolsero al Signore. Successivamente, mentre i numeri dei credenti nel Signore aumentavano, offrii le mie due stanze vuote come luogo di incontro e accoglienza per i miei fratelli e le mie sorelle. A quel tempo, anche se leggevo spesso la Bibbia, non potevo spiegarla bene perché era passato poco tempo dalla mia conversione. Così insegnai ai miei fratelli e sorelle a cantare lodi e vivevo in pienezza ogni giorno. Tuttavia, quando fummo immersi in questa felicità, il governo cinese, all’improvviso, cominciò la persecuzione…

Era una domenica mattina della primavera nel 2000. Più di una dozzina di fratelli e sorelle erano in preghiera nella mia casa. All’improvviso irruppero cinque poliziotti; senza dire una parola ci strapparono la Bibbia di mano. Eravamo tutti spaventati, stavamo lì e non sapevamo cosa fare. Li squadrai, e realizzai che tre di loro erano già venuti a casa mia qualche giorno prima. In quell’occasione erano in borghese e dissero di essere venuti per comperare materiale medico. Predicai loro il Vangelo del Signore Gesù e tutti loro dissero che credere nel Signore era cosa buona. Prima di andarsene, un giovane disse anche che avrebbe permesso a sua moglie di credere nel Signore e chiese quando ci sarebbe stato il prossimo incontro di preghiera. Mi fidai delle sue parole e glielo dissi. Ora capii che erano poliziotti in borghese e avevano programmato di arrestarci già da tempo. Quanto erano minacciosi e viziosi! In poco tempo i poliziotti misero più di venti Bibbie e i libri degli inni in una borsa. Inoltre capovolsero sotto sopra tutta la mia casa. Vedendo che io e sorella Wang stavamo in prima linea, ci portarono via senza proferire parola.
A quel tempo, nonostante sapessi che il PCC perseguita la fede religiosa, avevo sempre pensato: ci incontriamo solo, preghiamo e lodiamo il Signore a casa, e non facciamo niente di illegale; quindi, anche se la polizia ci porta via sarà soltanto per interrogarci. Tuttavia i fatti erano ben diversi dall’idea che mi ero fatta. Quando io e Sorella Wang fummo portate alla stazione di polizia, ci separarono per interrogarci. I tre poliziotti che mi stavano interrogando dicevano molte parole blasfeme contro il Signore. Non solo dissero che i nostri incontri erano illegali e disturbavano l’ordine pubblico, ma insistettero anche per sapere chi fossero i grandi capi e chi ci predicava il Vangelo a noi. Vedendo il loro sguardo malefico, pensai alle parole del Signore Gesù, “Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo 5:44). Continuavo a chiamare il Signore nel mio cuore: “O Signore! La polizia ci costringe a tradire la nostra Chiesa, ma non sarò mai un Giuda, il traditore del Signore. Che Tu possa perdonare i loro peccati e toccare il loro cuore duro e fare sì che si rivolgano a Te…”. Dopo la mia preghiera, mi sentii al sicuro ed ebbi fede. Siccome non dicevo nulla, uno dei poliziotti digrignò i denti e mi minacciò in modo brusco, “Se tu credi ancora in Gesù, ti condanno e ti mando immediatamente in un campo di lavoro”. Sentendo che saremmo state condannate, andai in panico pensando: non ho ancora raccolto il grano. Se si rinvia la raccolta, perderemo il raccolto di quest’anno. Poi come potrà vivere la mia famiglia? Inoltre la mia nipotina di 5 anni è a casa mia; se sarò condannata, chi si occuperà di lei? Pensando a tutto questo mi sentii debole. In quel momento, un poliziotto tirò fuori carta e penna e mi chiese di scrivere una lettera di garanzia, dicendo che se io non avessi creduto nel Signore e avessi pagato una multa di 200 yuan, mi avrebbero lasciata andare a casa. Sentendo che dovevo pagare una multa, mi arrabbiai, e pensai: “Se una persona fa qualcosa di sbagliato o prende una strada sbagliata, dovrebbe pagare una multa.
Ma Dio ci ha creato umani, e provvede a tutto. È la legge del cielo e della terra che noi crediamo in Dio e Lo adoriamo. Se io pagassi la multa, non significherebbe che ho torto? Ci vogliono far scrivere una garanzia, non vogliono che noi tradiamo il Signore?”. Ma vedendo il loro sguardo cattivo, mi sentii alquanto intimorita. “Se non faccio quello che vogliono, non so proprio come mi tratteranno”. Proprio quando ero intimorita, mi vennero in mente le parole del Signore Gesù, “Chiunque dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è ne’ cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Matteo 10:32-33).
Le parole del Signore mi diedero forza e placarono l’ansia nel mio cuore. Dissi con voce ferma: “È giusto e appropriato per noi credere nel Signore. Non importa quando, io crederò nel Signore”. Sentendo le mie parole, i poliziotti non seppero più che fare e portarono me e sorella Wang all’ufficio di Sicurezza Pubblica della contea.
Dopo il nostro arrivo, due poliziotti mi interrogarono sempre sulla stessa questione, ma io rifiutai assolutamente di rispondere. Infine quando videro fallire il loro piano, uno di loro urlò all’impazzata, “Voi credenti nel Signore siete troppo ostinati”. Con questo, gesticolò con la mano e arrivarono immediatamente molti poliziotti. Fecero salire a forza me e sorella Wang in una macchina della polizia e ci portarono alla detenzione della contea. Non appena vi fui entrata, ne percepii avvertii l’oscurità e l’orrore e cominciai a tremare. La polizia ci portò davanti a una stanza buia e ci spinsero dentro con la forza. La porta fu chiusa a chiave dopo essere stata sbattuta. Mi guardai intorno e vidi soltanto un letto duro. L’unica nota di speranza era una piccola finestra che lasciava filtrare un po’ di luce. Siccome io e sorella Wang eravamo esauste dopo una giornata pesante con la polizia senza né cibo né bevande, ora avvertimmo fame e stanchezza, e ogni parte dei nostri corpi doleva. Mi lasciai cadere sul letto ripensando alla giornata trascorsa e mi sentii molto indignata. “Non rubiamo né rapiniamo, nonostante questo il PCC ci impone un addebito per ‘disturbo dell’ordine sociale’ soltanto perché facciamo incontri e lodiamo il Signore a casa mia. Dove è la giustizia? Dove sono i diritti civili? Il governo cinese apparentemente proclama che i cittadini hanno libertà di fede religiosa e che hanno diritti e interessi legali, ma soltanto oggi vedo che la parola del PCC è un raggiro per le persone semplici e per ingannare il mondo intero”. Non potevo fare a meno di sospirare: il PCC, il partito comunista ateo, è così scuro; credere nel Signore in una tale nazione è troppo difficile. Il giorno seguente il PCC condannò me e sorella Wang a una punizione detentiva di 15 giorni per “disturbo dell’ordine pubblico” e ci costrinsero a firmare un mandato di detenzione.
Durante la custodia di 15 giorni in galera, ad ogni pasto potevamo mangiare soltanto mezza scodella di polenta poco cotta e diversi steli di sottaceti. Nei primi giorni riuscii a malapena a mangiare questo cibo. Una detenuta mi disse: “Non essere sciocca. A nessuno importa se tu non mangi e muori di fame; non avranno pietà di te”. Poi pensai: “Si, lei ha ragione. Vedo che questi poliziotti non ci trattano affatto da persone umane. Inoltre i fratelli e le sorelle della mia Chiesa stanno aspettando il nostro ritorno”. Così ho mandato giù mal volentieri questo pastone per maiali.
Il tempo passava giorno dopo giorno. Il giorno prima del nostro rilascio, due poliziotti portarono me e sorella Wang nel cortile accanto alla prigione. Vidi cinque o sei poliziotti che aspettavano lì e sul tavolo c’erano due cartelli con scritto i nostri nomi. I poliziotti ci chiesero di porre le nostre impronte digitali sui cartelli. Vedendo questa scena, non sapevo che trucchi avevano in mente. Proprio mentre me lo stavo chiedendo, i poliziotti presero la mia mano e le mie impronte con la forza. Poi appesero questi cartelli intorno al mio collo e a quello di sorella Wang. Un poliziotto cominciò a scattarci delle foto. In quel momento mi fece sentire che tutto questo era un insulto alla mia personalità e un calpestamento della mia fede. Solo allora cominciai a rendermi conto che l’odio del PCC per il Signore iniziò molto prima di quello per noi. Le persone laiche riconoscono che noi cristiani siamo brave persone, ma perché il PCC ci arresta? Questo dimostra precisamente che considerano il Signore un nemico. Proprio come il Signore Gesù disse: “Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me” (Giovanni 15:18). A questo punto, mi venne voglia di lottare contro questi poliziotti. Ma pensai che il Signore non sarebbe stato contento se lo avessi fatto con rabbia. Così trattenni la mia ira, abbassai la testa e mantenni il silenzio. Le lacrime riempirono i miei occhi ma le respinsi. Un poliziotto disse: “Portatele a sfilare in strada. Lasciate che la gente veda cosa succede a quelli che non ascoltano il PCC”. Sentendo questo, gli altri cinque o sei poliziotti scoppiarono a ridere. Io ero spaventata: Se venissimo davvero impiccate con i cartelli e fatte sfilare nelle strade, le persone che non conoscono la verità, penseranno che la nostra fede in Dio è che stavamo facendo cosa cattiva. Ora come potrò guardare in faccia gli altri? Non avevo mai subito un’umiliazione così grave. In quel momento mi sentii molto debole, fui preoccupata che i poliziotti ci facessero altri tranelli per insultarci. Poi pensai alle parole del Signore Gesù, “Beati i perseguitati per cagion di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo 5:10). Le parole del Signore mi confortarono e mi diedero la forza. Pregai il Signore nel mio cuore: “O Signore! Oggi siamo state arrestate dalla polizia, e Tu lo hai permesso. È una gloria che noi subiamo sofferenze per la nostra fede in Te. Sono pronta a prendere la mia croce…”. Dopo la preghiera, non ebbi più paura e pensai: “In ogni caso non ho fatto nulla che disonori il Signore. Permetterò che mi facciano sfilare”. Quando mi sacrificai, non mi sarei mai aspettata che la polizia non ci avrebbe più fatto sfilare nelle strade ma che ci avrebbe invece rinchiuse di nuovo nella stanza buia. Dissero anche che le nostre famiglie sarebbero venute a prenderci il giorno seguente. Mi resi conto che fu il Signore a sostenere la mia debolezza e che si trattava davvero della misericordia di Dio per noi. In quel momento, ero piena di gratitudine per il Signore.

La mattina seguente la polizia notificò alla mia famiglia e a quella della sorella Wang una multa di 200 yuan e poi ci rilasciarono. Quando tornai a casa, andai a trovare i miei fratelli e sorelle. Dopo aver parlato con loro seppi che, siccome eravamo state arrestate e multate, le famiglie non credenti di alcune sorelle, gli impedirono di credere nel Signore. Quando andai a trovare queste sorelle, i loro famigliari non furono gentili con me. Alcune nuove sorelle non osavano credere per via dei veti dei loro mariti. Ogni volta che camminavo per strada le persone del villaggio puntavano il dito dietro le mie spalle. Pensai ai giorni prima dell’arresto: quando alcune persone del villaggio videro i cambiamenti in alcuni fratelli e sorelle dopo la conversione al Signore, dissero che credere era cosa così buona che chiunque credesse nel Signore sapeva perdonare e quindi le loro famiglie erano armoniose. Nonostante questo, quando fummo arrestate per aver creduto nel Signore, esse pensarono subito che noi avessimo fatto qualcosa di illegale. Così si tennero alla larga da me come se io avessi avuto la peste; inoltre, i miei parenti e i miei amici mi ignoravano. Persino mio fratello non mi guardava più negli occhi. Soprattutto quando vidi il posto dei nostri incontri, una volta pieno di allegria, ora trasformato in un deserto, il mio cuore dolse come se fosse stato colpito da un coltello. Da allora, siccome avevo paura di essere denunciata, potevo solo andare in montagna con alcune sorelle per incontrarci segretamente. Quando pioveva, ci nascondevamo nella stanza vuota di una sorella per fare l’incontro. A quel tempo non avevamo altra scelta che nasconderci di qua e di là.
Pensando al perché la mia Chiesa fosse arrivata a questo punto, capii che era dovuto soltanto alla persecuzione del PCC. Nonostante questa esperienza mi abbia indebolita, questa debolezza non mi poteva distogliere da Dio. Perché dopo l’esperienza della persecuzione, avevo un discernimento vera delle menzogne del governo cinese, e sono venuta a sapere che dalla fondazione dello stato il PCC ha sempre perseguitato le nostre Chiese. Molti cristiani vengono perseguitati, così vengono separati dalle loro mogli e dai loro figli e le famiglie vengono distrutte. Molti cristiani soffrono da sempre il tormento disumano del PCC in prigione. In un tale ambiente, sebbene io abbia sofferto un po’, il Signore mi ha guidato in modo che potessi vedere che il Signore è vero e vivo, e ho sentito davvero che Dio è amabile e amorevole. Dopo aver sofferto la persecuzione e la tribolazione ho avvertito che la mia fede era fondata sulla roccia — Gesù Cristo, la mia vita spirituale era nutrita e progrediva. Nonostante sia difficile prendere la via della fede nel Signore in Cina e non so cosa mi possa succedere nelle mani del governo cinese, io credo che con l’aiuto di Dio che è il mio scudo, non mi sentirò sola.

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