domenica 10 febbraio 2019

La persona umile è benedetta da Dio

La persona umile è benedetta da Dio

Il Signore Gesù dice: “Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno de’ cieli” (Matteo 5:3). A giudicare da ciò, solo i poveri di spirito possono entrare nel Regno dei Cieli. Allora che cosa significa sulla terra essere poveri di spirito? In che modo si manifestano?
Un giorno, lessi queste parole nel Libro di Giobbe: “In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di mal fatto” (Giobbe 1:22). Da ciò capiamo che Giobbe, incappando in qualcosa, ebbe paura di Dio, e non disse alcunché, né si sentì libero di fare commenti sulle Sue azioni. Giobbe era a conoscenza del dominio di Dio su tutte le cose. Qualsiasi cosa gli fosse accaduta, Giobbe non peccò con le labbra; al contrario, si sottomise alla sovranità e al piano di Dio. Quando Giobbe fu derubato di tutti i beni dai ladri e i suoi figli e figlie addirittura morirono a causa del disastro, invece di lamentarsi, lui si inchinò, pregò Dio e obbedì al dominio e al piano di Dio. Anche quando il suo corpo era coperto di bolle dolenti, e, inoltre, sua moglie lo consigliava e i suoi amici sentenziavano su di lui, Giobbe non si lamentava e continuava a lodare il nome di Dio. La ragione per cui Giobbe guadagnò l’approvazione del Signore è per la sua accettazione e sottomissione a tutte le cose, senza fare nessun tipo di commento inutile a riguardo. Ma l’atteggiamento dei suoi tre amici nei confronti di queste tribolazioni fu diverso: loro diedero consigli a Giobbe secondo le loro idee e commisero peccati con le loro labbra, offendendo di conseguenza l’indole di Dio, e ciò fece arrabbiare il Signore. La ragione per cui Dio si arrabbiò con loro fu che essi giudicavano liberamente tutto ciò che Dio faceva tramite Giobbe, invece di pregare e seguire la volontà di Dio. Invece, quando a Giobbe accaddero tutte queste disgrazie, lui né commise peccato con le sue labbra, né fece commenti inutili sull’operato di Dio. Al contrario, pregava cercando di capire la volontà del Signore: “Come vive Iddio che mi nega giustizia, come vive l’Onnipotente che mi amareggia l’anima, finché avrò fiato e il soffio di Dio sarà nelle mie nari, le mie labbra, no, non diranno nulla d’ingiusto, e la mia lingua non proferirà falsità” (Giobbe 27:2-4). Ho imparato che cos’è l’umiltà dall’esperienza di Giobbe. Come credente, quando si ha a che fare con l’operato di Dio e si affronta qualcosa che non è in linea con i nostri concetti, non possiamo commettere peccato con le nostre labbra; dovremmo invece obbedire, ricercare e attendere, non possiamo spiegare l’opera del Signore con i nostri concetti e pensieri, né tanto meno giudicare se Dio possa o non possa fare certe cose. Poiché i pensieri del Signore sono più alti di quelli dell’uomo, e la Sua opera non può essere compreso dagli uomini.

Nella Bibbia c’è questa profezia: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo e gli porrà nome Emmanuele” (Isaia 7:14). Nell’ Età della Legge, Dio fece una promessa agli Israeliti: “Quando Lui verrà, il Suo nome sarà Emanuele”. Ma in effetti, quando Lui arrivò, il Suo nome era Gesù, che era diverso dal significato letterale della profezia nella Bibbia. Quindi, la gente non ammise che il Signore Gesù era Cristo, e i farisei negarono il Signore Gesù in base al significato letterale della profezia nella Bibbia. Inoltre, giudicarono e condannarono il Signore Gesù secondo i loro concetti e pensieri e senza usare il cuore per cercare con umiltà la volontà di Dio. Fintanto che l’opera e le parole del Signore Gesù non sono stati conformi alle loro idee, si sono opposti e li hanno condannati, cercando di intrappolarLo. Come è scritto nella Bibbia: “E’ fuori di sé. E gli scribi, ch’eran discesi da Gerusalemme, dicevano: Egli ha Beelzebub, ed è per l’aiuto del principe dei demoni, ch’ei caccia i demoni” (Marco 3:22). “E i Farisei si recarono colà e si misero a disputar con lui, chiedendogli, per metterlo alla prova, un segno dal cielo” (Marco 8:11). “E gli mandarono alcuni dei Farisei e degli Erodiani per coglierlo in parole” (Marco 12:13). Molti altri versi come questo mostrano che i farisei non pregavano il Signore, né Lo cercavano o vedevano il Suo lavoro con umiltà quando avevano a che fare con l’opera e i sermoni del Signore Gesù; al contrario Lo giudicarono e Lo condannarono secondo i loro concetti e pensieri. Alla fine ottennero la rabbia e la punizione di Dio. Pietro e altri discepoli accettarono e si sottomisero all’opera del Signore Gesù con umiltà. Invece di giudicare e condannare per mezzo dei loro concetti e pensieri, diedero seriamente retta ai sermoni di Gesù e cercarono la loro conoscenza di Dio, perciò videro che l’opera e le parole del Signore Gesù andavano oltre le abilità dell’uomo. Per esempio: una parola del Signore Gesù poteva fare cessare la rabbia del vento e del mare o far risuscitare i morti; Lui con cinque pagnotte e due pesci sfamò 5.000 persone. Da ciò videro che l’abilità e l’autorità del Signore Gesù venivano da Dio, così decisero di seguirLo. Alla fine, furono salvati da Lui. Quando il Signore Gesù chiese a Pietro chi Lui fosse, Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente” (Matteo 16:16). E Gesù rispose a Pietro, “Tu sei beato, o Simone, figliuol di Giona, perché non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E io altresì ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli” (Matteo 17-19). Pietro seguì la verità e cercò la volontà del Signore in tutte le cose. Praticò la verità per soddisfare Dio con il cuore pieno di amore per Lui. Alla fine, ottenne la benedizione del Signore e Dio gli diede la chiave del Regno dei Cieli. Dagli esempi sopra ho capito che se vogliamo entrare nel Regno dei Cieli dobbiamo temere Dio e cercare con umiltà la verità in tutte le cose. Inoltre, non possiamo giudicare liberamente e condannare l’opera di Dio con i nostri concetti e pensieri, ma dovremmo pregare e cercare la volontà di Dio come esseri creati. Solo in questo modo possiamo ottenere la guida, l’illuminazione, la grazia e la benedizione di Dio.
Dagli errori dei tre amici di Giobbe e dei primi farisei, ho capito che non possiamo giudicare e condannare per mezzo dei nostri concetti e pensieri l’opera di Dio. Solo se cerchiamo la verità con il cuore umile, come Giobbe e Pietro, mettendo da parte i nostri concetti e pensieri, per cercare l’opera di Dio con umiltà, possiamo ottenere la guida e l’illuminazione di Dio e seguire i Suoi passi. Adesso, gli ultimi giorni sono arrivati. È il tempo in cui il Signore si rimette all’opera, perciò dovremmo cercare l’opera dello Spirito Santo con umiltà. Perché dove c’è la voce di Dio, ci sono la presenza e l’opera di Dio, proprio come le parole menzionate molte volte in Apocalisse: “Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. […]” E Dio dice: “[…], dal momento che stiamo cercando le orme di Dio, dobbiamo cercare la volontà di Dio, le parole di Dio, le enunciazioni di Dio – poiché dove ci sono le nuove parole di Dio, c’è la voce di Dio e, dove ci sono le orme di Dio, ci sono le opere di Dio. Dove c’è l’espressione di Dio, c’è l’apparizione di Dio e dove c’è l’apparizione di Dio esiste la verità, la via, e la vita. […] Se desiderate assistere all’apparizione di Dio, se desiderate seguire le orme di Dio, allora dovreste per prima cosa trascendere le vostre stesse concezioni. Non dovete domandare a Dio che faccia questo o quello, e men che meno dovresti collocarLo all’interno dei tuoi confini e limitarLo in base alle tue idee. Dovreste invece chiedervi come fare per cercare le orme di Dio, come accettare l’apparizione di Dio, e come sottoporvi alla nuova opera di Dio, ovvero ciò che dovrebbe essere fatto dall’uomo”. Le pecore di Dio possono sentire la Sua voce, e se vogliamo avere la salvezza di Dio ed entrare nel Regno dei Cieli, prima di tutto dobbiamo mettere da parte i nostri concetti e pensieri. Inoltre dovremmo ascoltare la voce di Dio con umiltà. Solo così possiamo seguire i passi di Dio, partecipare alla festa nuziale dell’agnello e ottenere la salvezza di Dio.
Traduzione di Valeria Sanna

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